Per fare ulteriormente chiarezza sulla professione del coach, oltre a leggere un post specifico che ho già scritto, “Chi è e cosa fa il personal coach?”, in questo post analizzo tutto quello che un coach non è e non fa!
Il coach non è uno psicologo: Lo psicologo è un professionista che ha superato un esame di stato ed è iscritto ad un albo regionale.
Il coach non è uno psicoterapeuta: Lo psicoterapeuta è uno psicologo, o medico, che ha frequentato una scuola di specializzazione in psicoterapia. Si occupa di curare ed eliminare il sintomo, la patologia ed il disagio. Aiuta la persona a tornare ad una condizione di benessere.
Il coach non è uno psichiatra: Lo psichiatra è un laureato in medicina che si è specializzato in psichiatria. Si occupa delle malattie mentali e può prescrivere terapie farmacologiche.
Il coach non è un neurologo: Il neurologo è un laureato in medicina che poi si è specializzato in neurologia. Si occupa di malattie del cervello, dei muscoli e dei nervi. Si occupa anche di patologie come ictus, morbo di Parkinson ed epilessia.
Il coach non è un consulente: Usando una metafora, il consulente offre il pesce (ossia fornisce al cliente una soluzione), il coach aiuta il cliente ad imparare a pescare (cioè aiuta il cliente a trovare le soluzioni). Il compito del coach è quello di fare in modo che sia il cliente stesso a trovare le risposte giuste per lui. In pratica il consulente è pagato per fornire risposte, il coach è pagato per porre domande.
Il coach è il personal trainer dei risultati ed è lontano da qualsiasi forma di terapia. Dal suo campo di intervento sono escluse tutte le patologie psicologiche e la cura di malesseri e patologie in genere. Chiaramente sono escluse anche diagnosi e prognosi che sono atti esclusivi della professione medica.
Il coach si impegna ad aiutare il suo cliente ad accedere al suo potenziale per conseguire gli obiettivi desiderati. Usa metodologie orientate al risultato e non si fossilizza sul problema. Le sessioni di coaching si focalizzano sulla soluzione, incentivando lo sviluppo di nuove strategie di pensiero ed azione. Un cambiamento di paradigma enorme rispetto al cercare di risolvere i problemi scavando nel passato, tipico dell’analisi psicologica!
Complimenti per la chiarezza fornita in merito al lavoro del coach.......io mi sono avvicinato da poco a questo splendido scenario e ne parlo spesso con alcune persone le quali sono scettici rispetto a questa nuova forma di approcciarsi alla vita....vedo persone insofferenti che potrebbero risolvere i le loro situazione attraverso il coaching, ma la loro cultura e' tale da respingere a priori questa nuova forma di apprendimento......Ti chiedo,ma come si puo' fare a far si che le persone si approccino al coaching? io ne parlo con tanto entusiasmo,ma loro rimangono legati (ancorati) a vecchie credenze, che poichè non vengono superate nella normalià quotidiana vengono ad essere per loro una prigione della quale solo loro posseggono le chiavi....un saluto....
RispondiEliminaGrazie mille per i complimenti! Capisco molto bene il tuo quesito e credo sia questione tempo. In Italia è una figura ancora troppo nuova per essere conosciuta dal grande pubblico. I clienti del coach, attualmente, sono quelle persone che per lavoro e/o cultura sanno cosa fa un coach e come può aiutarli a migliorare le varie aree della vita, lavorativa e personale. Come per tutte le cose, spetta a chi ci crede e professa questo lavoro impegnarsi a fare cultura su questa figura professionale. Il mio blog mira proprio a questo. Un saluto e alla prossima.
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