Dopo il golf, un altro sport per eccellenza squisitamente mentale è sicuramente il tennis!
Non a caso la differenza tra i primi dieci tennisti nel ranking mondiale ed i successivi novecentonovanta è solo marginalmente nella tecnica e/o nella preparazione atletica.
Piuttosto è nella capacità di gestire la mente, le emozioni, le immagini e le parole che il tennista crea e vive durante un match.
Non è questione di dono naturale, è questione di allenamento, quello mentale.
Ed è proprio nel tennis, negli anni ‘70, che ci si rese conto di quanto la testa influisse sulle prestazioni! Fu Timothy Gallwey che, con il suo “The Inner Game”, il gioco interiore, gettò le basi del coaching!
Gallwey arrivò a questa conclusione:
“Ogni sforzo umano impegna due arene: quell’esterna e quell'interna. Il gioco esterno è giocato su un'arena esterna per superare ostacoli esterni e per raggiungere un obiettivo esterno. Il gioco interiore avviene all'interno della mente del giocatore e si gioca contro ostacoli come paura, insicurezza, dialogo interno depotenziante, mancanza di focus, e di convinzioni limitanti. Il gioco interiore è giocato per superare gli ostacoli autoimposti che impediscono un individuo o un gruppo di accedere al loro pieno potenziale.”
Dagli anni ‘70 in poi il coaching sportivo ed il mental training di strada ne hanno fatto tanta!
Nel mio percorso di studi nell’ambito del mental coach, una parte del tempo che dedico alla lettura lo riservo a leggere biografie di sportivi famosi che hanno fatto imprese memorabili e nel bellissimo libro autobiografico di Andre Agassi, “Open”, c’è un passaggio cruciale tra Agassi ed il suo futuro coach Brad Gilbert che sintetizza quanto sia importante il fattore mentale per vincere nel tennis, eccolo:
“Saranno si è no cinque in anno le volte che ti svegli perfetto, le volte che non puoi perdere con nessuno, ma non sono quelle cinque volte che fanno un tennista. O un essere umano, se è per questo. Sono tutte le altre. E’ tutta questione di testa, amico. Con il tuo talento, se giochi al cinquanta percento delle tue possibilità, ma ci stai con la testa al novantacinque percento, vinci. Se invece giochi al novantacinque percento, ma con la testa ci stai al cinquanta percento, perdi, perdi, e perdi!”
Ascoltando queste parole di Gilbert, Agassi gli propose di fargli da coach, lui accettò ed il palmares del tennista americano si riempì di trofei!
Una delle domande che più spesso mi rivolgono gli sportivi curiosi di quanto possa giovarli l’allenamento mentale è: ”In cosa mi aiuta specificamente il mental training?”
Prima di fargli un elenco dei tanti benefici del lavorare con un Mental Coach specializzato in PNL (LSPC), voglio fargli degli esempi tipici che possono succedere nella prestazione sportiva ed, a seconda dello sport, trovo le situazioni che più vanno a minare la calma e la concentrazione, parlando del tennis chiedo loro: “Ti è mai capitato di fare tre errori di fila?”, “Ti è mai successo che l'altro giocatore colpisce spesso le linee e fa punto?”, Ti è mai successo che il tuo rovescio perfetto tocca il nastro e ricade nel tuo campo?”, di solito rispondono in modo affermativo ad almeno due esempi e continuano dicendo che le emozioni negative poi prendono il sopravvento!
Come si fa a mantenere la calma e la concentrazione?
Così come si allena il corpo ad eseguire i colpi correttamente, si può allenare la mente a gestire le emozioni, a far si che il dialogo interno ci dica le cose giuste, a visualizzare le cose giuste ed in definitiva ad avere un vantaggio sul nostro avversario invece che avere un altro avversario in campo contro cui lottare, noi stessi!
Nel tennis, poi, si è da soli con se stessi e c’è molto tempo per pensare, la differenza la fa cosa pensi!
Allena la mente e vinci!
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