Una delle primissime cose che insegno agli sportivi che seguo come mental coach è quella di riconoscere il proprio miglioramento della performance.
Può sembrare strano, ma non lo è!
La maggior parte degli sportivi, professionisti o dilettanti, sono concentrati quasi sempre sulle altre aree di miglioramento, perdendo di vista i miglioramenti e i successi che ottengono nel loro quotidiano.
Purtroppo è un fatto culturale che riguarda tutti noi e in tutti gli ambiti. Sin da piccoli ci hanno “allevati” sottolineando quasi esclusivamente gli errori che commettevamo. Ricordi il compito in classe di italiano? Tu scrivevi anche fino a due interi fogli protocolli di frasi su un argomento specifico e il professore sottolineava in rosso magari quei tre o quattro errori grammaticali! Alla fine venivi valutato e criticato su quei quattro errori! Ed il resto?
Questo modo di fare, sottolineare gli errori, esiste in tutti i campi, non solo quello scolastico! E’ la società che ci ha propinato questo modo di valutare e valutarci!
Fortunatamente nel coaching esiste il concetto di dare “feedback” che comprende sempre un rinforzo positivo, tanto caro alla psicologia comportamentista, su cosa è piaciuto! Solo dopo si passa al “consigliare” cosa si può migliorare!
Ed è ben intuibile che è uno modo completamente diverso di aiutare un atleta o in generale chiunque altro!
Dare un feedback intelligente è completamente diverso da fare una critica, le principali differenze le evidenzio qui sotto:
- la critica si concentra sulla persona, il feedback si concentra sul comportamento o sulla situazione,
- la critica valuta, accusa e attribuisce colpe, mentre il feedback descrive e cerca rimedi,
- la critica è generale, il feedback è specifico,
- la critica si fissa su ciò che è accaduto nel passato, mentre il feedback enfatizza ciò che verrà fatto nel futuro.
Ora, fatta questa dovuta disamina sulle differenze tra critica e feedback mi preme chiarire che in qualità di mental coach sportivo, il mio compito va oltre quello di dare un feedback all’atleta che alleno mentalmente.
La cosa importante per me è insegnare al singolo atleta anche a sfruttare al meglio il suo dialogo interiore. Già il dialogo interiore! E’ un arma potentissima che l’atleta può usare a favore o contro di se!
A me interessa chiaramente che lo usi a suo favore ed ecco che il feedback personale che l’atleta si da mentre effettua la sua prestazione è di importanza vitale! Può fare la differenza tra vincere o perdere!
In quanto mental coach esperto in PNL insegno allo sportivo ad usare tutti i cinque sensi per “registrare” e quindi poter poi replicare le azioni che portano al successo!
E’ proprio l’individualizzazione di uno schema vincente e la sua replicazione che porta l’atleta ad essere un vincente!
Il riconoscimento dei segnali di successo, dalla singola prestazione alla gara, dall’allenamento generale al miglioramento del singolo movimento, sono un must dell’allenamento mentale, altrimenti si rischia di avere il focus sempre sulle cose che non vanno e questo non crea campioni!
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